mercoledì 30 aprile 2014

IO E TE.

se dovessi dare un volto alla mia felicità adesso, sarebbe il tuo.
se dovessi darle un tempo, sarebbe questa notte.




fumetto di
Manuele Altieri

venerdì 25 aprile 2014

HO VISSUTO UN'ENORME BUGIA.

7/01/'14

Giovanni Truppi era "nostro".
la prima volta che siamo usciti insieme sapendo cosa stavamo facendo (più o meno), siamo andati al suo concerto.
alcune sue canzoni sembrano parlare di noi.
domenica, ascoltando (per la prima volta da che ho chiuso definitivamente) quelle canzoni dal vivo, mi ha fatto male il cuore e non trattenevo le lacrime.
ho ricordato ogni bacio e carezza e sguardo di quella sera di luglio.
e inevitabilmente anche la notte prima, che abbiamo passeggiato tutta la notte vicino al mare per calmare la mia irrequietezza per poi finire a salutare il nuovo giorno a San Martino da dove i colori dell'alba -oltre a dipingere una napoli che non vedevo così bella da tanto- mi sembrava stessero dando una nuova luce alla mia vita promettendomi felicità.
e quelle promesse le sentivo anche nelle sue carezze, che così dolci non me ne ha più date. sembrava che con quel tocco delicatissimo volesse stamparmi sul volto tutto l'amore che ancora non c'era... ma pareva la promessa che sarebbe nato.
credo di non aver più sentito l'intensità che c'era nei baci e nelle carezze di quelle due notti, dopo di allora. solo piccoli squarci ogni tanto nel grigio dell'infelicità che cresceva. ma sono pochi istanti sporadici, che ricorderò sempre come momenti di indescrivibile felicità ma che non sono bastati.
è bastato invece poco perché il rosa delle promesse dell'alba passasse al grigio delle sue bugie e del mio dolore.

da subito gli avevo chiesto solo sincerità, anche se avesse dovuto farmi male.
preferisco sapere cosa sto vivendo, per capire quanto ha senso investire i miei sentimenti... e se ci sono altre persone in ballo, io devo saperlo per essere libera di decidere se mi sta bene e comportarmi di conseguenza. io sono sempre stata trasparente, ma a senso unico. a maggior ragione, se mi sento dire "e ora che so che chiuderesti con me se io stessi con altre, secondo te, te lo dico?"... mi viene qualche dubbio sulla buona fede di chi ho di fronte.
io ho sempre solo chiesto che mi venisse detta la verità e invece mi sono state dette solo bugie su bugie. non c'è stato un solo momento in cui io mi sia sentita rispettata e trattata come meritavo. neanche in quegli sporadici istanti in cui mi sembrava di essere felice: era una costruzione della mia mente, un'illusione che -nonostante tutti gli indizi suggerissero altro- non accennava a sparire. avevo idealizzato lui e tutta la storia. credevo che quel broncio, quell'aria cupa, quello sguardo profondo ma imperscrutabile e impenetrabile, quella macchia nera e quel sorriso raro ma incantevole nascondessero un mondo oscuro ma in senso positivo e ammaliante, di certo non minaccioso e pericoloso. evidentemente non sempre il nero è un colore buono.
le mie aspettative venivano ogni giorno disattese. tutto l'entusiasmo dell'inizio, le mie proposte di passare del tempo da soli lontani dal mondo e dalle paure... venivano puntualmente boicottati. e senza spiegazioni. per cui io finivo per dare la colpa a me che non ero abbastanza, e non mi veniva difficile crederci dato che quasi 5 anni fa qualcuno mi ha convinto che fosse così e quindi stavano riaffiorando tutte le insicurezze che mi porto dietro da allora. e anche F. mi ha lasciata convincermi che fosse così, omettendo particolari (sulla sua non libertà emotiva) che mi avrebbero aiutata a capire e a decolpevolizzarmi e a scappare da qualcosa che era già scritto che mi avrebbe distrutta.

ma quei particolari sono emersi nel peggior modo possibile: dalla bocca di un'altra persona; una persona che fino ad allora mi era stata nominata poco e quelle poche volte era stata descritta come una porta chiusa che non si sarebbe mai potuta riaprire perché non era stata niente di importante. salvo poi scoprire che parlavano -dopo soli due mesi di storia- di matrimonio e figli; che avevano chiuso solo perché lui non si fidava di lei e non perché avesse smesso di amarla; che fino a due giorni prima che io tornassi da una vacanza (periodo in cui in vari modi avevo espresso dubbi e sospetti sentendomi dipingere come pazza visionaria e rompipalle irrispettosa dei dolori altrui), aveva continuato a dirle che l'amava e che voleva stare con lei e quindi a provare a recuperare il rapporto. tutti particolari (ho tralasciato quelli più intimi) che non mi ha raccontato lui, ma LEI una notte sotto casa... con un sorriso beffardo stampato sul volto che mi suggeriva che stava godendo nell'umiliarmi.
e non ho mai smesso di chiedermi cosa sarebbe successo se non avessi incontrato quella specie di femmina orribile, quel demonio che paradossalmente in quel momento tra i due era l'unica capace di sincerità. se non ci fosse stata lei a dirmi, con tutta la cattiveria che aveva in corpo, la verità... lui ne sarebbe mai stato capace? mi avrebbe mai detto quelle cose (che non erano proprio particolari trascurabili)? o avrebbe continuato a tenermi all'oscuro di tutto? a mentirmi, a illudermi... per tenermi buona nell'attesa di capire se lei lo volesse davvero, se potesse davvero fidarsi di lei: e in quel caso sarebbe corso da lei senza neanche darmi una spiegazione; in caso contrario sarebbe rimasto da me, accontentandosi (ovviamente senza che io sapessi nulla dei suoi tormentati passaggi). ma io non sono e non voglio essere la seconda scelta per nessuno. o ci sono solo io, o preferisco non esserci.

è per questi motivi che pretendo sempre onestà: perché prima o poi le bugie vengono smascherate e quando succede mi sento crollare il mondo addosso; da quel momento non mi fido più; non so più cosa è realtà e cosa è finzione. chi mente con tanta facilità mi spaventa: passo il tempo a temere che possa farlo ancora e ancora e ancora. se mi dice che c'è il sole mi porto l'ombrello... non credo più a nessuna delle parole che gli escono dalla bocca... rischierei di non credergli neanche se mi dicesse che mi ama, anzi soprattutto non crederei al suo amore.
ecco cosa è successo.
e non so perché ho deciso di ascoltare le sue spiegazioni che già allora mi suonavano falsissime. non so spinta da cosa, da quale impulso autolesionista, gli ho dato un'altra possibilità fingendo di credere alle sue ennesime bugie dette solo per lasciarsi una porta aperta. fatto sta che così è andata: io sono ripartita per altre due settimane, ma mi mancava ed ero già innamorata persa e non sono riuscita a chiudere. in questi casi è chi dei due non ama che deve prendersi la responsabilità di chiudere per non fare del male all'altro... se ha la sensibilità di rendersene conto. quella sensibilità proprio non ce l'ha avuta.
io sono partita piena di dubbi che inevitabilmente gli vomitavo addosso. quei dubbi non venivano dipanati in alcun modo, neanche quando sono tornata e gli ho fatto le domande definitive, quelle importanti... non ho mai avuto risposte, o comunque mai risposte chiare. quasi solo silenzi che però erano eloquenti: mi dicevano che io lì non ci facevo proprio niente, che ero un'intrusa che aveva disturbato l'amore della sua vita, un ostacolo per loro due. e quelle poche parole che pronunciava quando non ci pensava troppo, nella spontaneità rara dei momenti in cui riusciva a non architettare furbe (neanche tanto) costruzioni e quindi a non mentire... mi lasciavano intuire che non sarei mai stata per lui quello che lui era per me, che non mi avrebbe mai amata (anche se non ha mai avuto le palle di parlare chiaro). e io allora che ci facevo lì al suo fianco? dovevo aspettare paziente che si innamorasse di me o -nell'eventualità (probabilissima) che non fosse successo perché o succede subito o non succede più- che si innamorasse di qualcun'altra mentre io stavo a guardare e gli tenevo compagnia?

non so se pensava di poter fingere che non fosse successo nulla e che quella non esistesse e che questo mi potesse bastare per superare la cosa.
ma a me non mi stava bene quello che percepivo, mi sembrava di accontentarmi. e non sono fatta per accontentarmi. così ho voluto spingermi al limite e l'ho esasperato fino a farlo scappare. io sapevo che se avessi continuato a comportarmi come stavo facendo, l'avrei perso. ma era proprio quello che volevo: la verità è che ero io quella esasperata e lo scontro l'ho cercato. ero stanca di non sapere; di restare all'oscuro di ogni suo pensiero; di non potergli fare domande perché doveva essere lui a decidere quando e di cosa si poteva parlare per non turbare la sua tranquillità (e alla mia chi ci pensava?); di restare chiusa fuori dal suo mondo col rischio di non sentirmi mai all'altezza, di sentirmi messa sempre alla prova, di avere la sensazione di non conoscere davvero chi avevo accanto.
se fossi stata diversa... se fossi stata capace di stare al mio posto, senza fare domande scomode; stando ai suoi tempi che non tengono conto dei miei; sopportando in silenzio le incongruenze e le bugie; accettando le contraddizioni senza mai farle emergere; fingendo che il suo recente passato (forse neanche troppo passato) non fosse poi così ingombrante; accontentandomi delle briciole senza mai pretendere il tutto che voglio e che mi spetta e che mi merito... forse avrebbe potuto funzionare.
ma non sarei stata io.
ho preferito essere me e perderlo.

mi ha anche proposto un'improbabile amicizia.
magari a lui l'avrebbe fatto sentire più buono concedere la sua amicizia (o meglio, qualche attenzione ogni tanto... ma l'Amicizia è altro!) alla povera me ancora innamorata. a me invece mi avrebbe fatto solo male.
se avessi continuato a frequentarlo, non sarei mai tornata lucida come sono ora e avrei continuato a sperare che (citando Rino Gaetano) "un mattino tu ti alzi e ami me". e ho deciso che devo rispettarmi un po' di più, che non posso scamazzarmi così.
tra l'altro il suo affetto non lo sentivo più, neanche quello. quindi che senso avrebbe avuto? quello che c'era tra di noi non lo si poteva chiamare "rapporto" (di alcun genere). gli fosse uscito una volta un "come stai?" dalla bocca o da una tastiera! era completamente disinteressato a me e alla mia vita.
in più sono convinta che si riesca a tornare amici in modo così repentino con una persona con cui si è avuta una storia, solo se per quella persona non si è mai provato nulla. e questa è stata l'ennesima conferma del fatto che per lui sono stata niente.
insomma, avevamo un bagaglio a metà e la sua parte era vuota... la solita disparità che non avrebbe fatto bene a me, ma neanche a lui.

per tutto il tempo da che abbiamo chiuso, poi, ha lasciato che io mi prendessi tutte le colpe.
mi ha fatta sentire come se fossi io a dovermi far perdonare qualcosa, quando era solo lui che doveva riconquistare la mia fiducia. ma non ha mai mosso un dito, né detto la parola giusta al momento giusto. perché fai qualcosa per farti perdonare solo se vuoi essere perdonato e recuperare un rapporto. la sua passività è stata l'ennesima conferma ai miei sospetti.
ha solo aspettato che io facessi la mossa sbagliata presa dall'esasperazione, e l'ho fatta.
io avrei potuto fare quello che volevo per recuperare il rapporto, per cambiare le cose... avrei potuto smuovere le montagne e dividere le acque... non sarebbe cambiato niente: lui aveva già deciso anche se non me l'aveva mai detto. solo una volta si è tradito. e quell'unica volta mi è bastata per capire tutto.
ma in fondo... se è stato capace di dirmi (durante i legittimi e sensati litigi dopo la notte-incubo-incontroconlagrandestronza-sotto-casa) "hai rovinato tutto perché hai voluto ascoltarla!" ribaltando completamente i ruoli (era diventata colpa mia e non sua se stavamo litigando)... avrei dovuto aspettarmi un comportamento del genere.
è facile aspettare che sia l'altro a sbagliare, per chiudere a testa alta e con la coscienza più leggera... facendo inoltre sentire l'altro come se avesse sprecato un'occasione di essere felice.
così mi sono sentita.
fino ad una mattina di dicembre che mi sono svegliata più risoluta che mai e ho fatto quello che avrei dovuto fare ad agosto subito dopo quella notte: l'ho chiuso fuori da me.
ho visto improvvisamente con lucidità tutta la trama dei giochi che non avevo voluto vedere fino a quel momento. sono stata ingannata.

mi sono sentita dire spesso che sono stata una delusione. ma sapesse quanto grande è stata la delusione mia, quando ho visto tutto con più chiarezza. e ho provato anche a dirglielo, ma non capirà mai finché resterà convinto della sua santità infallibile: continuerà a pensare sempre che gli errori li fanno solo le altre mentre lui è una povera vittima. e io sarò la nuova "pazza" (la terza in un anno) protagonista dei bizzarri aneddoti che racconterà alle prossime che a loro volta diventeranno "pazze" per quelle dopo, a meno che non decidano di annullare la propria personalità per assecondare il suo volere.
mi sono sentita offendere (pazza, paranoica, visionaria, alienata, rompipalle).
mi sono sentita un peso e allo stesso tempo inutile e superflua.

credo che lui non si sia mai reso conto di quale raro evento ha vissuto (io che, dopo 4 anni, faccio entrare qualcuno nella mia vita per vivermelo senza difese e proiettandomi al futuro); né tantomeno di cosa aveva tra le mani e di cosa ha perso.
io sono così simile a "Scomparire" di Giovanni Truppi: ho il cuore di cristallo.

e ho bisogno che chi mi vuole stare accanto se ne renda conto, lo capisca, non ne abbia pena e neanche paura, se ne sappia prendere cura e sia in grado di proteggerlo e conservarlo intatto (senza frantumarlo in un'infinità di pezzettini così piccoli da rendermi impossibile rimetterli insieme che poi restano i buchi e il cuore prenderà sempre troppo freddo fino a morirne).
mi aspettavo quantomeno un po' di accortezza in più nel maneggiarmi, dinanzi a tale evidenza (bisogna esser ciechi per non vedere quanto sono fragile!). ma non c'è stata nessuna premura. nessuno scrupolo.
ha trattato con i guanti chi non se lo meritava, e a me ha riservato solo dolore. come se la mia preghiera d'essere sincero sempre e di stare attento a non farmi male, l'avesse indispettito e spinto a ferirmi apposta.
ma in fondo è così che va il mondo (e che dolore ogni volta che incontro qualcuno che me lo conferma!): vincono le persone cattive, chi mente e chi non è in grado di chiedere scusa; le persone veramente delicate (e non quelle che fingono d'esserlo per stare al centro dell'attenzione e tenere sotto ricatto psicologico gli altri) son sempre quelle trattate con meno attenzione, e quindi le uniche che finiscono per rompersi davvero.
avere gli occhi limpidi (ed essere trasparenti in generale) è una maledizione. col tempo ho capito che spaventa. però è raccapricciante scoprire che la gente ha paura delle persone pulite, buone e trasparenti più che delle persone opache, cattive e ambigue. avete paura delle persone sbagliate!
sembrano considerazioni di una bambina che non ha ancora capito come funziona il mondo o che comunque comincia solo ora a intravederne le storture. in effetti spesso mi sento ingenua come una bambina.
però quant'è malato il mondo! ne muore sempre chi non lo merita.

io non meritavo niente di quello che m'ha fatto.
e valgo molto più di come mi ha fatta sentire lui.
di questo ora sono certa.
e in un certo senso mi sento libera.

purtroppo non sempre si desidera ciò che ci fa bene.
non sempre si ama la persona giusta.
io spesso amo quelle più sbagliate. lui, per esempio.
l'importante però è rendersene conto in tempo per convincersi a farne a meno.



venerdì 18 aprile 2014

QUELLA CHE VERRÀ DOPO DI ME...

quella che verrà dopo di me è fortunata.
perché non dovrà combattere coi tuoi fantasmi.
quindi la prossima vivrà un clima di serenità (che io non ho trovato) che le permetterà di mostrare i suoi aspetti migliori pur restando sé stessa, senza insicurezze e paranoie e malattie.
e forse sarà la volta buona che t'innamori.
e io la invidio un po', perché avrà la possibilità che io non ho avuto.

però non riversarle addosso le frustrazioni che ti porti dietro dai fallimenti passati, non mentirle, non darla per scontata, non trattarla mai come se fosse superflua, rispettala, prova a sentirne il dolore e a curarlo o a prevenirlo, prenditi cura del suo sorriso...

prova a parlarle di te! perché, se non sa chi ha accanto, potrebbe temere di essere ingannata. o potrebbe pensare che non ti fidi di lei e di conseguenza sarà lei a non fidarsi di te. o potrebbe pensare che non hai interesse a farti vivere da lei, perché per te non è importante.
parlale di te! soprattutto perché nel tuo mondo nascosto (che io ho solo potuto intuire) ci si potrebbe perdere: non privarla di questo privilegio, non chiuderla fuori!
parlale di te! perché in questo gesto coraggioso vedrà tutta la tua voglia di averla accanto e starà con te convinta di ciò che sta facendo e vivendo, e che ne valga la pena.

e se lei ti dovesse parlare delle sue paure, non farla sentire come se fosse un peso: prova a raccontarle la Meraviglia che vedi in lei, quella che t'ha portato a sceglierla fra tante (probabilmente non ci crederà, se è una persona insicura, ma almeno saprà che tu la Vedi); non abbandonarla a sé stessa, preda dei suoi mostri... non devi salvarla (non è compito tuo) ma almeno prova a scacciarglieli via o ad amarla con tutti i mostri (che forse sono proprio ciò che l'ha resa quella che è, quella che potresti amare): a volte ci si può convivere, coi mostri, e se non si è soli è meglio.
se ti parla di sé... accoglila (se ti piace ciò che vedi e senti): accogli il suo mondo, le sue gioie e i misteri della sua mente, tutti i suoi colori e le sfumature più nascoste che ti lascerà scorgere piano piano. però stai attento: qualcuna potrebbe farti vedere solo ciò che vuoi vedere, per tenerti in suo potere e succhiarti via le energie. impara a capire quando vale davvero la pena di accogliere una persona nel tuo mondo.

e se ne vale la pena, falle sentire...
... che non sta regalando pezzi di sé a una persona a cui non interessano e che non li merita e che di lì a poco si stuferà e cercherà altri mondi (magari più loschi e pericolosi del suo).
... che può fidarsi di te, che può contare su di te. che ci sei, anche se non fisicamente perché preso da mille impegni.
... che la stimi, che la apprezzi, che è interessante e stimolante, che ti incuriosisce.
... che la desideri. che il suo corpo è l'unica cosa che animalescamente brami. che non vedi l'ora di stare un po' con lei, anche 5 minuti per guardarle un attimo gli occhi e perdertici dentro.
e se t'innamori, falle sentire che la ami anche senza bisogno di dirglielo.

accarezzala sempre! fallo come se stessi toccando una cosa preziosa.
accarezzala come se volessi lasciarle stampato sul volto tutto l'amore che c'è e allo stesso tempo volessi che ti restasse in mano un po' di lei.
baciala tanto! fallo come se quelle labbra fossero il tuo sapore preferito.
facci l'amore come se dovessi restare in lei per sempre e quel Sempre non ti facesse paura.
guardala come se fosse la cosa più bella del mondo e prova a dirglielo.



così avrei voluto che andasse tra me e te.
così dovrebbe essere. sempre.

mercoledì 16 aprile 2014

.È UN MONDO STORTO.

ma perché, appena vi trovate di fronte una persona fragile, fate di tutto per romperla?
la verità è che basta farvi sentire l'odore del potere per farvi arrapare.
la verità è che il potere vi piace, a tutti quanti.

ma, se già nei microcosmi individuali quotidiani (che sia nei sentimenti, negli affetti tutti, a scuola, nel lavoro) assecondate quella stessa mentalità che ha portato il mondo ad essere il posto orribile che è oggi, come pretendete di cambiare il macrocosmo sociale che dite di odiare? se volete distruggere questo sistema, dovete partire dalle fondamenta. e le fondamenta siamo noi, singoli individui.

l'Anarchia si deve basare innanzitutto sul rispetto: se manca quello, smette di funzionare!
finché un individuo eserciterà qualsiasi forma di potere e sopraffazione su un altro individuo, non ci può essere libertà. non è così? come vi piace riempirvi la bocca di queste nobili perle. ma nei fatti?
se vi basta trovarvi di fronte una persona indebolita dai sentimenti o dalle difficoltà per pensare di potervene approfittare... se, di fronte alla cieca fiducia, riuscite solo a studiare il modo più ingegnoso per tradirla preservando però le vostre maschere di intaccabile e infallibile santità... ma di cosa stiamo parlando?

in una società senza leggi e senza potere come io la sogno, dovrei affidarmi al buon senso e all'autodisciplina di ognuno. e mi spiegate come posso io fidarmi di voi? che non riuscite neanche a censurarvi il vizio del fumo e mi imponete di inspirare i vostri veleni in spazi ampi 2 metri per 3 (ma questa è un'altra storia di cui parlerò in un altro momento).
la prevaricazione nei sentimenti, l'approfittare dell'affetto e della fiducia altrui fino a calpestare chi vi ama, è la più scandalosa forma di violenza. se neanche nelle piccole cose riuscite a rispettare gli altri individui (anche quelli più vicini a voi a cui dite di tenere), è chiaramente utopico pretendere che possiate concepire un sistema diverso: è tutto più grande di voi, e voi non avete neanche il potere su voi stessi e la volontà di decidere se essere brave persone a meno che non ci siano leggi apposite a imporvelo. nei sentimenti non ci sono leggi scritte e sapete solo calpestare; e questo è indicativo perché io a 'sto punto ho paura di cosa potreste combinare nel mondo anarchico che io bramo.
poi mi chiedono perché sono misantropa: come potrei non odiare voi esseri umani, essendo cosciente che è per colpa vostra se l'Anarchia resta sogno irrealizzabile?!

quindi fatevela una bella domanda: come pensate di poter cambiare i meccanismi di questa società di cui vi dite nemici, se siete i primi ad assecondarne le storture? siete complici, non siete innocenti. siete ciò che io quotidianamente combatto, siete fatti della stessa pasta di chi ci comanda. e siete anche peggio, perché vi credete miei alleati ma siete i primi traditori di una rivoluzione (o insurrezione, chiamatela come vi pare!) che deve essere prima di tutto umana. e voi non appellatevi "umani", poiché non lo siete: siete servi invertebrati della brama di potere. dinanzi a quella, crolla ogni presunta nobiltà d'animo. siete pronti a schiacciare umiliare mortificare distruggere consumare chi non se lo merita, chiunque, anche chi amate (ma che amore è?), pur di sentirvi superiori per 5 minuti.
mi fate orrore e terrore. state lontani da me!




domenica 13 aprile 2014

.TREMO.

se il mio tremare è impercettibile ai vostri sensi, non vuol dire che non tremo. solo che non mi Vedete.
se non vi accorgete che mi si spezza la voce e faccio fatica a trattenere le lacrime, non vuol dire che sono io che non provo niente. solo che voi non mi Sentite.

vivo nell'ombra.
e -se guardate nella mia direzione- farò in modo che non mi vediate, che mi guardiate attraverso come se fossi un fantasma.
non vi lascerò vibrare in me, di me, con me. sono già così fragile che, se un tocco estraneo al mio mi sfiorasse, mi sentirei frantumarmi.

io tremo anche solo se faccio un respiro più profondo, perché sento che sto respirando la vita tutta e il mondo intero. e questo m'incanta e m'inquieta. e mi calmo solo quando mi abbraccio.
se siete in troppi intorno a me sono insofferente, e ho gli occhi lucidi, e vorrei urlare o piangere o scappare. e mi calmo solo quando mi abbraccio.
e resto di pietra nel mio senso di inadeguatezza.

ma sento di non essere io il problema.





giovedì 10 aprile 2014

.VIAGGIO TROPPO CON LA TESTA.

dalla tua bocca, ormai, vengono fuori suoni che non distinguo più. ho isolato i miei pensieri e ora io sono fuori da me. e tutto è più nitido. ti guardo, guardo me da fuori, e guardo tutti quelli che ci stanno intorno. siamo così infinitamente piccoli... non lo vedi? non ti spaventa? non provi niente? l'Universo VIVE mentre noi sopravviviamo. nell'Universo danza l'ordine del Caos, accadono laici miracoli. e noi stiamo quì a bere un misero caffè.
mentre tu ti porti alle labbra quella tazzina, sopra le nostre teste sta morendo una stella. hai mai visto cosa succede quando muore una Stella? guarda ! è un'esplosione così fragorosa e accecante che sembra tutto il contrario della morte, sembra che quella Stella stia nascendo a nuova vita. e in effetti accende qualcosa di nuovo nell'Universo. può persino generare un buco nero ("lo spettro gravitazionale di una Stella defunta"), che divora tutto in una spirale. il buco nero ha una forza gravitazionale di una potenza tale che niente, che si trovi nelle sue vicinanze, può resistergli.
quindi, nel buco nero, dove anche Tempo e Spazio perdono di senso, si possono accumulare stelle, masse di stelle, intere galassie che si concentrano in punti infinitamente piccoli e infinitamente densi... quindi ci entra l'Infinito per intero. e la gente s'ostina a pensare che lì dentro ci sia il nulla, il vuoto. il buco nero è il contrario del nulla.
ma, in fondo, non è quello che accade sempre? anche quì sulla terra... qualsiasi cosa che racchiuda l'infinito viene pensata come fosse nulla, niente d'importante: un paio d'occhi curiosi o innamorati; un gesto semplice, un bacio, un abbraccio; il grido di un disperato; il punto in cui guarda fisso un pazzo.

lo sai come lo chiamano, gli astrofisici, quell'alone di energia e luce intorno al buco nero?
l'Orizzonte degli eventi.
vedi... c'è chi l'orizzonte lo percepisce come la fine di ciò che puoi vedere e toccare, e c'è chi l'orizzonte lo vede come l'inizio dell'Infinito. dietro quella linea inizia il Poi. ti potrà sembrare di cadere nel vuoto e in quel momento il Nulla ti spaventa. e anche a me, a volte, quel nulla che sa d'infinito mi spaventa, sai?
io mi diverto a scavare tra le dimensioni e tra le realtà che sono tutte illusioni. ma al contempo m'inquieta: quando mi perdo e non riesco ad afferrarmi e tutto mi sembra impalpabile e la realtà non esiste e neanche il Tempo così come non esiste lo spazio. quando mi perdo nella scoperta che il Tempo non è lineare, nella sensazione di vivere in un mondo che vive in un mondo che è inglobato in un altro mondo, e così all'infinito. e cos'è l'Infinito? dove arriva? perché l'essere umano non è in grado di concepirlo? cos'è l'Eternità? cos'è il Tempo? avranno mai fine?

la verità è che io, ovunque e con (quasi)chiunque, mi sento "fuori luogo"... io e tutte le mie cazzo di domande.
perché non c'è più tempo per scavare le ragioni del Tempo, i suoi flussi, le sue incoerenze. vorrei avere una vita a disposizione o anche l'eternità (e neanche quella basterebbe) per passare il mio tempo a divertirmi a saltare nel Tempo.
la nostra società malata, invece, gli corre dietro e neanche sa cos'è.
e impone anche a me di correre, ma io non ho mai amato correre. ho sempre preferito saltellare in avanti e indietro. camminare a passo molto lento, inciampare negli incroci tra dimensioni spaziali e tra dimensioni temporali, e non ho mai saputo capirci niente. ma lo volevo ugualmente.
però poi vengo risucchiata dalla cosiddetta realtà, dai suoi ritmi frenetici. ed ecco che mi sento fuori luogo e fuori tempo: in ritardo con l'università, che non mi trovo una fatica, che non ho una persona accanto. insomma, che non sto dietro alle tappe imposte... perché mi stanno strette. non voglio gabbie, eppure mi ci rinchiudono quotidianamente. e mi sembra di impazzire: sono perennemente inquieta e irrequieta, perché vorrei essere libera di perdermi nell'Inspiegabile senza essere disturbata da chi non capisce e non capirà mai.

"Merope, ma mi stai ascoltando?"
"mh!"
ti è bastato un mio asettico "mh" per tranquillizzarti e continuare a blaterare di lavoro, università e "oddio s'è fatto tardi!".
io e te siamo seduti quì da mezz'ora, ma che cos'è mezz'ora rispetto all'Eternità? noi abbiamo scandito il tempo in anni composti da mesi composti da settimane composte da giorni composti da 24 ore. 24 ore che finiscono nel bel mezzo della notte. e un minuto dopo la mezzanotte dovrebbe essere il giorno dopo questo, dovrebbe finire Oggi per far iniziare Domani. ma in realtà non finisce niente: è tutto un flusso continuo. nello spazio intorno alla terra, resta il colore dell'infinito, resta il buio. siamo noi che distinguiamo tra i colori del giorno e della notte. nell'universo è sempre notte, e la luce che conosce l'universo è quel miracolo della luce delle stelle e il ricordo che quelle stelle lasciano dietro di sé.

e noi siamo rinchiusi qua, su questa terra che sta morendo, e non possiamo godere dello spettacolo della formazione di una galassia, o della morte di una Stella, o della genesi di un buco nero. puoi darmi torto se dico che siamo degli esseri miseri e inutili?
io mi sento rinchiusa perché viviamo di confini. ma, se ci pensi, i confini sono solo nella nostra testa. la crosta terrestre è un tutt'uno, no? che si abbraccia sopra e sotto il mare. siamo noi che diamo nomi ai posti. disegniamo gli spazi, li circondiamo di limiti come facciamo col Tempo. come facciamo con ogni cosa che non riusciamo a controllare perché è più grande di noi. noi siamo sempre quegli esseri infinitamente piccoli. e nella consapevolezza della limitatezza dei nostri sensi e pensieri, cerchiamo di ingabbiare anche ciò che non dovrebbe rispondere al nostro controllo, perché è solo della natura e delle sue leggi che sono così perfette che di certo non hanno bisogno di chiedere il nostro parere o i nostri mortificanti nomi o il nostro permesso per esistere. e io mi sento una di quelle cose che appartengono alle leggi perfette della natura, non alle leggi fastidiosamente inquadrate e limitanti degli umani.
io non riesco ad accettare di non poter vivere dispersa nell'Universo... figurati quanto mi sento in gabbia quì, ora! e la mia consolazione dovrebbe essere questo caffè venuto male e qualche tuo sorriso di circostanza mentre parli da un'ora di niente e io non ti rispondo perché non ti ascolto e neanche te ne accorgi?


il titolo era: Se, mentre parlate con me, vi capita di avere l'impressione che io non vi stia ascoltando... forse non vi sto ascoltando!





giovedì 3 aprile 2014

DIARIO DI UNA DEPRESSA OSSESSIVO-COMPULSIVA.

(il racconto di com'era la mia vita 2 anni fa)


mi sveglio più o meno tra le 15 e le 17, più o meno tutti i giorni.
trovo la forza di alzarmi dal letto un'oretta dopo. e in quell'ora non penso a niente, sto solo con gli occhi fissi nel vuoto.
finalmente mi alzo. vado in bagno. mi lavo le mani insaponandole un numero dispari di volte e a lungo. mi lavo i denti. mi asciugo mani, viso e bocca con un asciugamano tutto mio che tengo in camera anche se vivo da sola: nessuno lo deve toccare.
pranzo: pasta, all'incirca 100 g (a volte di più), molto troppo condita, in 3 o 4 varianti, sempre le stesse.
mi lavo le mani, sempre insaponandole un numero dispari di volte.
mangio la frutta.
mi rilavo le mani per mangiare i chicchirichì affondandoci le dita dentro.
mi rilavo le mani. i piatti no, quelli li lascio lì sporchi fino alla prossima volta che sento il bisogno di mangiare. a volte neanche allora li lavo e quindi accumulo piatti sporchi.
dopo mangiato accendo il pc e guardo anime in giapponese con sottotitoli in italiano: sono capace di finire una serie in un solo giorno-notte. mi sembra quasi di avere imparato il giapponese, o comunque me ne illudo.
prima di partire con la visione, ovviamente mi sono premurata di circondarmi di schifezze ipercaloriche che ingurgito compulsivamente mentre guardo gli anime.
verso le 21 mi viene fame di cose sostanziose. lavo i piatti (o ne prendo di puliti). le mani non le asciugo mai con gli stracci che tengo appositamente in cucina: mi sanno di sporco, mi fanno schifo. le asciugo con lo scottex e poi comunque mi lavo le mani.
ceno: pasta, all'incirca 100 g (a volte di più), molto troppo condita.
mi lavo le mani. frutta. mani. chicchirichì.
torno a vegetare e mangiare compulsivamente davanti al pc mentre guardo anime [poi mi lamento che peso 92 chili].
si fanno le 6 o le 8 del mattino e neanche me ne accorgo.
se non fosse perché un po' di sonno si fa sentire.
vado in bagno. mi lavo le mani e i denti.
anche se non ho messo il naso fuori dalla porta, controllo che sia chiusa: mi sono inventata una formula che ripeto 3 volte a voce alta per convincermi che sia chiusa.
mi metto a letto e lascio una lucina fioca accesa perché da sola al buio non ci voglio dormire.
dormo male, dormo sonni irrequieti.
mi sveglio più o meno tra le 15 e le 17, più o meno tutti i giorni.


è così più o meno da 6 o 7 mesi.
non so come uscirne. non so neanche se voglio uscirne.
il mondo mi spaventa un po', se devo dirla tutta.
ma mi spaventa anche la Me che sono diventata.
spesso comincio a piangere all'improvviso: a volte scendono lacrime così silenziose che neanche m'accorgo che piango; altre volte piango a singhiozzi. non so perché e neanche me lo chiedo.
l'attenzione maniacale che riservo alla cura dell'igiene del mio corpo è paradossale se raffrontata con le condizioni della mia casa: ci sono palle di polvere che ogni tanto sbucano da sotto al letto e da ogni angolo; non faccio le pulizie a scadenza regolare; ho un'irrazionale paura dei ragni ma non mi preoccupo di prevenirne la presenza; nella libreria, dischi e libri sono accatastati senza un senso tra la polvere; regna il disordine sulla scrivania (su cui non posso poggiare nulla che possa servirmi sul serio) e sulla sedia (su cui non posso sedermi perché c'è sempre una pila di panni sporchi che non so quando laverò... tanto non mi servono, dato che non esco e vivo in pigiama); nell'armadio non trovo mai nulla perché c'è una massa informe di stoffa e non riconosco la singolarità dei capi.
ho dimenticato di dire che vivo al buio: da che mi sveglio a che vado a dormire, non apro le finestre per cui non entra aria e lascio chiusi anche i chiusi per cui non entra luce. ecco perché non m'accorgo se si fanno le 8 del mattino e dormo con la luce accesa anche se fuori è giorno. non so più che aspetto abbia il mondo colorato dalla luce del sole. conosco solo la luce artificiale.
sono diventata pallida come le pareti della mia stanza. non so neanche fuori che tempo c'è: una sera che stranamente ho deciso di uscire (rigorosamente da sola) ho dovuto aspettare di uscire dalla porta per rendermi conto che fuori c'era il diluvio. sono rientrata in casa e non sono più uscita, anche se ero già docciata e pronta. sono tornata in pigiama nel giro di pochi minuti.


non esco quasi mai, in effetti.
se esco, esco di notte.
comincio a prepararmi 2 ore prima: resto sotto la doccia (bollente) 20 minuti esatti, mi lavo mani e denti, resto in accappatoio altri 10 minuti seduta a fissare il vuoto, mi rilavo le mani, mi vesto senza troppa cura (tanto sono brutta e chiatta e resto brutta e chiatta anche vestita a festa). prima di uscire mi accerto che ho spento e chiuso tutto: per convincermene, devo ripetere a voce alta 3 (o un numero dispari di) volte che le finestre sono chiuse (anche se non le ho mai aperte), che la tv e il pc sono spenti e ho tolto le spine dalle prese, che ho chiuso i pomelli dei fornelli e la bombola del gas, che ho chiuso tutte le fontane, che ho dato 2 mandate di chiave alla porta interna e 5 alla porta esterna. una volta accertatami di ciò, ripeto per l'ultima volta -stavolta sottovoce (per evitare che, se passa qualcuno per le scale, mi prenda per pazza) ma scandendo bene- "camere, cucina, bagno e porte: tutto chiuso e tutto spento. chiavi in borsa"... e resto comunque col dubbio, mentre sono in giro, che ho dimenticato di fare qualcosa che protegga l'incolumità mia e della mia casa.
una volta in strada, sul rettifilo, cammino in modo tale che i miei piedi finiscano alternatamente sulle mattonelle bianche lo stesso numero di volte. per evitare di farlo, spesso mi costringo a non guardare a terra. anche perché -visto che la distanza tra le mattonelle bianche non la copro perfettamente coi miei passi- nello sforzo di beccarle sembro azzoppata o ritardata o entrambe.
se esco, è per andare ai concerti o al Perditempo (l'unico posto in cui mi sembra di stare a casa). in entrambe le situazioni sto bene attenta a non rivolgere la parola ad anima viva. spesso, se c'è troppa gente, mi viene da piangere e scappo a casa. la comunicazione col resto del mondo avviene virtualmente, nell'internet, per lo più con persone che non ho mai visto dal vivo: è più facile.
al Perditempo c'è una ragazza che come me è sempre molto silenziosa e se ne sta in disparte. mi piace. dentro deve avere un mondo meraviglioso... chissà quanto urla senza che nessuno lo sappia!?
sempre al Perditempo, in una delle mie solitarie sere, ho trovato un libro che si intitola "Un uomo che dorme": l'ho comprato senza neanche provare a leggerlo un po' per capire di cosa parlasse; ero convinta che parlasse di una versione maschile di me e l'ho preso; non so ancora di cosa parla, non l'ho ancora letto.


non leggo più. compro libri e non li leggo.
compro dischi e non li ascolto. l'unica musica che mi concedo è quella che ascolto e scopro al Perditempo. o quella che ascolto dal vivo: a quella ancora non riesco a rinunciare. ma ai concerti vado sempre da sola, e anche lì non interagisco con nessuno. ascolto il concerto e scappo a casa appena è finito.
non guardo più neanche i film. guardo solo anime. passo la vita a guardare anime in giapponese coi sottotitoli in italiano, col pc sul letto, al buio, fino alle 8 del mattino che accendo la luce e dormo.


ho perso la cognizione del tempo.
a dirla tutta, ho perso proprio il Senso del tempo... ammesso che il tempo ce l'abbia mai avuto un senso. che senso ha misurare un tempo che non sappiamo se esiste? che senso ha darci un tempo, se neanche sappiamo se esistiamo noi? IO esisto?
a scuola mi hanno detto che sono un animale mammifero, di sesso femminile. mangio, dormo, respiro. teoricamente dovrei riprodurmi, trovare un compagno e riprodurmi. custodire per 9 mesi nel grembo un altro essere che non si sa se esiste davvero e crescerlo finché non crepo. e lui o lei teoricamente dovrebbe fare lo stesso. o così si presume. [per le sfumature quì e ora non c'è spazio né tempo.]
ma questo ciclo infinito può rassicurarmi sulla reale esistenza della mia esistenza o dell'esistenza degli altri esseri respiranti che mi circondano?


io vivo al buio nelle 4 mura della mia stanza.
e respiro. 
a stento. 
vorrei urlare ma mi mancano le forze.
non sono più presente a me stessa. non mi Sento più. sono un essere inconsistente che dura niente rispetto a quanto dura l'universo. quindi, se ancora non si è capito fino a che punto si può dire che esiste l'universo, come posso sostenere io di esistere? che cosa sono? non sto neanche portando beneficio o miracolo alcuno su questa terra ad altri esseri con la mia non-esistenza. allora che senso ho?
non so neanche più se mi appartengo o se il peso di tutte queste domande ha avuto la meglio su di me lasciandomi preda del desiderio di finire. ma non posso desiderare di finire: sono atea, non credo di avere altre possibilità di illudermi di esistere e l'idea di finire mi terrorizza. la morte mi fa terribilmente paura. quindi devo farmi bastare questa vita e viverla il più a lungo possibile. però mi sembra così irresistibile il richiamo della fine, ora che mi sento inutile su questo pianeta che continuerebbe a girare anche se io non esistessi più o ancora.
la fine è un richiamo irresistibile perché mi invita a non Sentire più. questo Nulla che sto vivendo, in realtà non è un Nulla: è il nero concentrato di tutti i dolori che mi hanno stesa e lasciata a terra senza la forza di rialzarmi. quando non mi Sento è perché il dolore mi ha stordita a tal punto che mi si è atrofizzato tutto. e allora, che sollievo sarebbe non Sentire più! non sentire il peso di quei dolori.
ma davvero riesco a sopportare l'idea che non potrò più ascoltare musica o perdermi nei colori e nel vento della Sardegna? Vedere, anche Sentire, soprattutto Amare? davvero riesco a sopportare l'idea di non poter più commuovermi ad accogliere un suono, un abbraccio, una carezza, un sorriso, un bacio? davvero riesco a sopportare l'idea di perdere tutto questo o anche solo la possibilità di tutto questo?


la vita peserà anche troppo, sarà pure un'accozzaglia caotica e opprimente di dolori... sarà pure vero che spesso quei dolori possono essere l'altra faccia della medaglia di quell'amore (ogni genere di amore) che commuove. ma cazzo, ne vale la pena.
anche e soprattutto quando non ho più lacrime da versare, voce per urlare e faccio fatica a respirare. ne vale la pena.
anche uno solo dei miei respiri vale la pena di tutti i miei pianti. e ogni mio pianto vale la pena di ogni respiro.
la fine tanto arriverà, ma per ora non credo di volergliela dar vinta.